Il Napoli, chiamato a riscattare la sconfitta con l’Inter, immeritata e ingiusta, ha l’occasione propizia per riprendere il cammino, ma privo di Mertens e Insigne, oltre che di Osimhen, non riesce a ritrovarsi, disputa una gara molto sotto tono e perde senza colpo ferire anche la seconda trasferta contro una delle dirette concorrenti per la Champions.
2-0 Lazio, con reti di Immobile nel primo tempo e raddoppio di Luis Alberto nella ripresa.
Le assenze hanno pesato, ma i sostituti e chi è sceso in campo le hanno fatte rimpiangere più del dovuto con una prestazione poco edificante, men che meno battagliera e tatticamente deficitaria.
Ci saremmo aspettati, prprio in virtù della mancanze in campo, una squadra sul pezzo, concentrata, corta, aggressiva e con una diversa disposizione tattica, che potesse sopperire alle difficoltà.
Invece nulla di tutto ciò.
Gattuso ripropone il 4-2-3-1 con Maksimovic al posto di Manolas (come sino ad ora è avvenuto nelle Coppe infrasettimanali), Politano a destra, Lozano a sinistra, Petagna di punta e Piotr trequartista, con Baka e Fabian centrali.
Gattuso ha scelto Politano e non Demme, la Lazio gioca con 2 punte e meglio affrontarle con un terzino che si accentra per non lasciare spazio ai 2 attaccanti (Demme avrebbe giocato, credo, con Correa in campo e non con Caicedo).
Se da un lato Rui deve badare a Lazzari, è Politano a dover coprire su Marusic , esterno fuori ruolo a sinistra, lui che è un destro naturale.
Il Napoli inizia malissimo, fa fatica con Baka e Fabian in mezzo, e a sinistra, dove è Politano a fare il terzino su Marusic e non viceversa.
Politano se soffre le discese di Marusic, d’altraparte non fa lo stesso in fase offensiva, non risultando mai pericoloso, perdendo palla e duello.
Lozano copre meno dall’altro lato ed è quello che può incidere maggiormente, lasciando a Rui Lazzari.
Piotr-Fabian e Baka subiscono Escalante-Luis Alberto e Milinkovic.
Baka perde alcune palle in uscita, Fabian ha più libertà, ma non gli si può chiedere la luna nel contenimento di Luis Alberto, non è nel suo Dna.
Spesso siamo disattenti sui piazzati, la Lazio vince tutti i duelli di testa in area e si rende pericolosa su angolo e punizione, dove non marchiamo con attenzione e Luiz Felipe colpisce indisturbato 2 volte, per fortuna senza centrare lo specchio.
La Lazio passa presto in vantaggio al minuto 9 : Politano scala con lentezza e indolente approssimazione e fa crossare Marusic, in mezzo Maksimovic e KK guardano la palla, ma non il movimento di Immobile, come accaduto con Ibra, e il serbo si fa beffare dall’attaccante che gli salta in testa e indirizza la palla dove Ospina non può arrivare.
Il Napoli accusa il colpo, ma dopo alcuni momenti di smarrimento riprende a giocare e in 5 minuti , tra il 15° e il 20° minuto reagisce andando vicino al gol con Fabian Ruiz e Piotr, bravo Reina a respingere le d2 conclusioni non irresistibili.
La reazione non è definitiva, anzi è un fuoco di paglia e il Napoli non riesce ad essere più pericoloso sino alla fine del tempo.
Molti errori, palla che circola lentamente, centrocampo che tiene quello laziale, ma che propone poco o nulla con Piotr evanescente, Politano senza acuti, Petagna poco servito e Lozano che vive di spunti pregevoli, ma riesce solo a far ammonire due avversari che lo atterrano senza esitazioni appena superati.
In tutto ciò KK si fa male (uscirà a inizio ripresa per una ditrazione lieve al retto femorale), Rui e Di Lorenzo non spingono sugli esterni.
Ci si aspetta un Napoli determinato e aggressivo nella ripresa, ma nulla cambia.
Si vive aspettando l’occasione, si palleggia con scarso costrutto e non si affonda, e arriva dopo poco più di 10 minuti il raddoppio della Lazio con Luis Alberto, con Mario Rui che regala il pallone in zona rossa e manda in porta gli avversari.
Il Napoli non ha nè gli uomini in panca nè la forza sul campo per reagire.
L’ingresso di Ghoulam e Lobotka per Rui e Politano (i colpevoli dei 2 gol subiti, non a caso) non aggiunge nulla, forse peggiora le cose.
L’unica arma a disposizione, Lozano, viene azzoppato da Radu e esce dal campo : da allora resa incondizionata sino al termine.
Insomma un passo falso che brucia, molto per chi sperava nella corsa per il titolo, meno per chi spera e crede ancora nel posto Champions.
Ma non è questo il punto.
Si deve comprendere che ambizioni e velleità ha questo Napoli, lazzaretto o meno ha giocato con poco acume tattico, molta approssimazione e mentalmente scarico, pagando oltremisura le assenze e le ultime 10 gare ogni 3 giorni.
Non abbiamo automatismi di gioco, a prescindere dalle assenze, il passaggio dal 4-3-3 al 4-2-4 e poi 4-2-3-1 non è stato sino ad ora assimilato dalla squadra e pone in difficoltà alcuni elementi, in primis Fabian, adoperato spesso come centrale e con compiti importanti di copertura, che non sono nel suo Dna e non sa fare.
Il 4-2-4 pensato per far giocare insieme Dries e Osimhen si è rivelato un flop anche con loro 2 in campo, figuriamoci senza, con cui è diventato difficile giocare.
Senza il buon Demme, onesto equilibratore, ci perdiamo e non abbiamo un filo o una trama da seguire.
Tra l’altro non si verticalizza come nelle intenzioni di inizio stagione, si palleggia senza costrutto e senza verticalizzare, in pratica si gioca con un ibrido che non porta da nessuna parte, inglobando il peggio del 4-3-3 e il peggio del 4-2-3-1.
Il palleggio prolungato ha un senso nel 4-3-3 che ti permette di avere il pallino del gioco con un assetto più razionale e coperto, ma non ha alcun senso nè produttività con il 4-2-3-1, sfociando in qualcosa di estremamente deleterio.
Prendiamo una via o alterniamo gli schemi secondo la loro prerogativa naturale, ma non confondiamo le idee a chi va in campo con ibridi inguardabili.
Spirito, tattica e coesione.
Va cambiato registro per non perdere definitivamente la bussola.
Palla a te Gattuso, facci ricredere.
#FNS