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Il solito finale poco digeribile, con l’ansia del grosso dubbio Sarri

Ho evitato di scrivere a caldo, la settimana scorsa dopo la farsa di Inter-Juventus avevo meno voglia della squadra a Firenze, me ne scuso con chi mi legge, ma c’era poco da scrivere e commentare situazioni e circostanze che hanno poco a che vedere col calcio “strictu sensu”, o meglio col “pallone”.

Un film già visto.

Da tempo non guardo più i film americani per questo, bellissima trama, grande sceneggiatura, ti tengono incollato alla sedia per quasi tutta la proiezione e poi….il solito finale (con la “quasi costante” della morte del nero di turno, pure in Star Wars, la morte “nera” – ci mancherebbe- non se la passa bene), quello che per la cultura americana è l’”happy end”con il presunto buono (supportato dai potenti) che vince e il presunto cattivo (il debole di turno) che perde o fa una brutta fine.

Il Campionato ha avuto il suo epilogo, lo stesso di sempre.

Al 18° minuto di Inter-Juventus si decide la partita e la stagione, perchè quella partita, inutile nasconderlo, ne era il crocevia.

Si decide per l’espulsione di Vecino, per una falletto da giallo (quello che Orsato aveva alzato e che il Var ha fatto mutare, non si comprende per quale oscuro motivo) una tacchettata maliziosa , ma non assassina, non affondata, che a vedere la caviglia di Mandzukic sembra più un’accettata di Hannibal nel Silenzio degli Innocenti (anche qui c’entrano i “Lambs”), ma che non è altro che una sbucciatina da tacchetto, roba da far sembrare le entrate di Lichtsteiner “mannaiate” di Jack lo Squartatore.

Lo stesso trattamento non viene riservato, ovviamente, per una entrata di Pjanic, che anche il più negazionista tifoso avversario non ha avuto il coraggio di commentare, o addirittura ha ammesso l’errore (si “errore”, perchè diversamente appellato darebbe adito a teorie complottiste o vittimiste, non accettabili)

Lo stupore sul 2-1 dell’Inter, che addirittura passa in vantaggio in 10 contro 11,  si dissolve quando Handanovic si schiaccia sul palo, facendo finire in rete il tiro di Cuadrado (deviato) e si disintegra quando Santon, che marcava Higuain, inspiegabilmente lo lascia proprio nel momento in cui gli arriva la palla, facendo 4 passi in area e buttandosi nella “caciara” (i due partono insieme e poi…zac, Santon si dissolve come magia).

Mi viene da sorridere quando sento che poi il Napoli avrebbe dovuto vincere a Firenze, per restare a -1, non per vincere, ma “perchè così non si può nemmeno recriminare”.

Forse le recriminazioni assolvono una funzione “purificatrice”. Questo , forse, lo avevo sottovalutato o mai intuito.

Il Napoli, invece, ha perso (per un episodio dopo 7 minuti, una leggerezza di Koulibaly), riuscendo nell’impresa opposta, ossia non alimentare speranze inutili ed essere preso per il culo per altre 3 giornate, il che sarebbe sembrato eccessivo, a mio modesto parere.

Quello che non va dimenticato e che assume un valore sportivo molto diverso e (sentite a me) e molto più edificante, è lo sforzo e il cammino di una squadra che ha tentato, col gioco e con il sacrificio, di tenere testa a una corazzata come la Juventus, per 34 gare, pur possedendo una rosa (figlia del fatturato) nettamente inferiore a quella dei bianconeri, addirittura dopo aver perso 2 pedine chiave per infortuni gravi e lunghi.

Il Napoli ha vinto l’effimero titolo di Campione d’Inverno per la seconda volta e, andando contro ogni statistica e precedente, ha perso il Campionato, o meglio non è riuscito a vincerlo.

Mai sostenuto dal mercato di gennaio, anche negli altri precedenti Campionati in cui eravamo ad un passo, come nelle altre stagioni la società fa lo stesso.

Come nelle altre stagioni gli azzurri il Presidente dichiara “siamo primi, cosa devo rinforzare”?

Ma come Presidente, ma l’assenza di attaccanti, di alternative ai 3 davanti?

E le Coppe?

Le Coppe sfumano, perchè avanti in 3 competizioni non puoi andare.

Il Campionato, forse ha ragione, quello ha già un padrone, poi chi lo dice che un rinfozo ti possa dare certezze, più di quelle che ha la tua diretta concorrente.

Realismo e sarcasmo.

Insomma, se da un lato la Juventus ha vinto secondo consuetudine, il Napoli secondo costume ha seguito lo stesso copione.

Quindi, perchè commentare un film col finale già visto e rivisto?

Ebbene anche il secondo film, il secondo copione, pare essere quello di sempre.

Le richieste dell’allenatore (identiche con Mazzarri e Benitez), la sensazione di poter continuare un ciclo appaiono legittime, visto che non ci sono stati passi indietro, ma avanti anche quest’anno, la voglia del Mister di non cambiare tutto, ma solo qualcosa, e di migliorare l’organico, tenendo i pezzi migliori, quelli che ti consentono la continuità di gioco e risultati per carisma, forza e attestato apprendimento di movimenti e schemi, imprescindibili per mantenere alta l’asticella e la solidità della squadra.

Poi di fronte ai dubbi e alle perplessità dell’allenatore – colui che è amato dal Popolo, colui che è anche il primo tifoso del Napoli, oltre che esserne il Comandante, il direttore d’orchestra, il Maestro di calcio che mezzo mondo ci invidia e mezza Europa vorrebbe – arriva l’intervista del Presidente che dice e non dice, che non è un attacco al Mister, come molta stampa da sempre critica e distruttiva vorrebbe far apparire, ma che cerca di riporre su piani più consoni il rispetto dei ruoli e soprattutto di ribadire che il Napoli è di De Laurentiis e non di Sarri.

A volte il narcisismo conta quasi più del danaro (anche per chi ne sembra dipendente), il danaro entra ed esce, la storia consacra i suoi eroi e il pubblico i suoi beniamini.

Non a caso il Mister, persona intelligente, a prescindere dall’aspetto economico e delle clausole, risponde con intrigante ironia “Decide Aurelio”.

Ora ci sono 2 punti fermi, 2 esempi della storia del Napoli di AdL :

1) in 10 anni la squadra (e la rosa) non sono state mai smembrate, 3 pezzi da 90 , solo 3, venduti in 10 anni, potrebbero essere garanzia.

2) Più o meno ogni 3 anni il Napoli ha cambiato allenatore e voltato pagina, ricominciando un ciclo.

Ora le 2 cose sembrano cozzare, se non si smembra il Mister resta (o così almeno pare essere per quanto dichiarato da Sarri).

Lasciamo ai posteri (ossia alle prossime 3 settimane) l’ardua sentenza.

#FNS

 

 

 

 

 
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1 Comment  comments 

One Response

  1. Mau

    Il problema è: come si fa a non smembrare una squadra che dopo cinque anni in effetti sembra aver esaurito un ciclo?
    E chi intende confermare Sarri? Perché al di là degli indubbi risultati ottenuti, non mi sembra lucidissimo nel valutare con onestà il contributo offerto da alcuni dei suoi titolarissimi. La sua ostinazione nel far giocare Marek a prescindere ci ha costretto spesso a giocare praticamente in dieci.
    Mertens ha compiuto 31 anni. Calle idem: è stata forse la sua stagione più deludente in attacco, anche se oggettivamente il suo contributo in copertura è sempre prezioso. Albiol non è più un giovanotto. Marek ha avuto un crollo verticale nel rendimento. Reina andrà via. E con lui perdiamo un perno della difesa e un uomo spogliatoio fondamentale. Io dico che smantellare è indispensabile per avviare un ricambio generazionale che non possiamo più rimandare.

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