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Un Napoli superlativo, caccia gli attributi e resta primo, non solo con il bel gioco

Il Napoli in un momento delicato, nel post mercato, con la tegola Ghoulam e tanti problemi in infermeria, caccia l’orgoglio e travolge la Lazio al San Paolo ; 4-1 con reti di Callejon, Zielinski, Mertens ed autogol (del 2-1) di Wallace, che ribalttano il gol lampo dei biacocelesti di De Vrij.

Una gara da prendere con le molle, contro un avversario forte e agguerrito, terza forza del campionato,  che aveva tanta voglia di riprendersi dopo 2 sconfitte e di “vendicare” (sportivamente si intende) la sconfitta sonante dell’andata, arrivata, come più volte sostenuto in questi mesi con convinzione dal suo allenatore, per una serie di circostanza fortuite che penalizzarono la sua squadra, influendo sul risultato finale (un 4-1 all’Olimpico, ripetutosi sabato).

Il Napoli sfodera una delle migliori prestazioni dell’anno nella ripresa, annichilendo l’avversario dopo 10 minuti di tambureggiante assedio, in cui produceva 4 palle gol clamorose oltre alle 2 reti con le quali, dopo meno di 1 ora di gioco, chiudeva la partita, dedicandosi al gioco e alla bellezza, finendo per disporre a proprio piacimento dell’avversario, in totale confusione dopo l’inizio ripresa mortifero degli azzurri.

Il Napoli ne viene a capo non solo con  il gioco, ma anche con la abnegazione, lo spirito di gruppo, l’anima e la voglia di vincere la gara, sfruttando, con astuzia e caparbietà, l’occasione propizia per il decisivo e fondamentale pareggio allo scadere della prima frazione di gioco, con Jorginho e Callejon.

Nel gol del pari c’è tutta l’abilità di Jorginho, la scaltrezza e la classse di Callejon, la voglia degli azzurri di riprendere una gara che per quasi tutto il primo tempo si era messa dalla parte laziale, con l’immediato gol del vantaggio, che ha costretto il Napoli a patire le soluzioni tattiche di Inzaghi, a rincorrere il pareggio con una certa fretta e difficoltà, che per certi versi ha inibito il gioco del Napoli di Sarri.

Un gol liberatorio e provvidenziale che non solo ha numericamente concesso di ristabilire la parità, ma che ha di fatto modificato l’esito tattico ed emotivo della gara, con gli azzurri che, come sbloccati da un peso gravoso, hanno ricevuto una forte scarica adrenalinica (potenziata  dall’espulsione di Sarri a fine primo tempo), aggredendo e annientando gli avversari nella ripresa, dominandoli poi dal punto di vista del gioco, una volta raggiunto il doppio vantaggio.

Le emozioni forti della gara, il vedere la squadra che combatte e che riesce ad uscire dal guado per poi imporsi cn imbarazzante superiorità, ha riempito di gioia e di orgoglio la tifoseria intera, che si è sciolta in un convinto applauso di approvazione in un tutt’uno con la squadra durante le fasi conclusive della partita, riconoscendo ai ragazzi e al Mister il giusto tributo non solo per il gioco espresso, ma per la voglia di raggiungere l’obiettivo comune, una simbiosi totale, una vera e propria fusione di intenti.

Le emozioni del calcio, la sua essenza, che non prescinde dal risultato, ma che va aldilà di esso, perchè se è vero che il risultato conta è altrettanto innegabile che le modalità con cui si raggiunge hann un sapore totalmente diverso.

Una piccola grande parentesi sul gol di Mertens, l’essenza del Sarrismo, l’uscita dalle retrovie col palleggio, il balletto di Zielinski, il suo temporeggiare in attesa del compagno, il tocco felpato per l’accorrente compagno, atteso come una certezza, l’assist pennellato e morbido, poi il tocco di Dries, con classe , con la maestria che solo i grandi artisti del pallone posseggono e la palla che si infila lenta (come Diego ci ha abituati a vedere) nell’angolino opposto.

Magia.

L’ennesima magia alla quale assistiamo contro i biancocelesti, dal trangolo Maradona-Bertoni nel primo anno di Diego e quel tocco del Pibe, dolce come quello di Dries che accomoda la palla al lato opposto, che si insacca leggiadra dopo il tocco del palo. Il pallonetto di Diego ad Orsi, magico come quello di Dries a Strakosha nell’andata. Il gol da calcio d’angolo.

Emozioni forti che si ripetono nella storia, stessi brividi, stessa incredulità, pelle d’oca che ritorna e ti concede attimi di felicità, di quella pura, quella vera, quella tangibile e allo stesso tempo inspiegabile.

Ma veniamo alla gara, alla tattica, al campo :

Sarri deve fare a meno di Albiol, vittima di un affaticamento muscolare, che non gli ha consentito di allenarsi col gruppo tutta la settimana, e clamorosamente anche di Chiriches, il suo sostituto naturale, che ha dovuto fermarsi a poche ore dalla gara.

Recuperati , invece Hysaj (colpito da attacco febbrile) e Mertens (dalla distorsione alla caviglia).

Insomma situazione non semplice (anche Hamsik, in corso di gara, ha avuto problemi alla schiena e precauzionalmente è dovuto uscire, sostituito da un superbo Zielinski), che ha costretto il Mister a schierare dal primo minuto, dopo un anno di assenza, Tonelli accanto a Koulibaly.

Tonelli ha poi giocato, forse anche un pò nella sorpresa generale, una grandissima gara, anche in rapporto con quelle che erano le premesse di fatto, ossia la ormai dimenticata attitudine al campo, l’avversario difficile (ha annullato Immobile) e la tenuta atletica. Bravissimo Lorenzo, che ha saputo gestire energie e sopperito con l’esperienza e la saggezza a tutte le insite difficoltà. Roba da GRANDE GUERRIERO, COMPLETAMENTE CALATO NELLO SPIRITO DEL GRUPPO.

Formazione tipo per Inzaghi, fatta eccezione per il “punito” Felipe Anderson, escluso per problemi disciplinari dalla contesa.

Il Napoli, come spesso è accduto, prende gol subito, dopo 2 minuti, grazie un inserimento di De Vrij (rimasto in zona d’attacco dopo gli sviluppi di un corner), che si è inserito nelle maglie difensive della difesa, inibendo la non tentata diagonale di Hysaj e la mancata uscita di Reina (lo assolvo, perchè la palla di Immobile, seppur arrivata nell’area piccola, non era tanto alta, alla portata dei difensori e se decicidi di restare in porta scientemente, quei due passi aldilà della linea che ti avrebbero consentito di provare ad arrivare sulla palla, non puoi più farli e recuperare la posizione).

Quel gol ha condizionato tutta la gara sino al pareggio di Callejon, favorendo ancor di più la già impostata tattica laziale, ossia quella di inibire sul nascere il gioco del Napoli, schermando tutti i giocatori deputati a far partire l’azione dalle retrovie.

Immobile e a turno Luis Alberto e Milinkovic Savic, centralmente nell’uno contro uno con KK, Tonelli e Jorginho.

Baricentro molto alto con i due esterni Lulic e Marusic alti ad inibire le fasce laterali per non far salire Rui e Hysaj, con Lulic a tamponare anche su Allan, quando l’azione partiva sull’out di destra con conseguente spostamento su Hysaj di Milinkovic.

Parolo a schermo su Hmsik.

Leiva saliva su Mertens a dar man forte a De Vrij, con Wallace dal lato di Insigne e Radu da quello di Callejon.

Il pressing alto della Lazio metteva in difficoltà il Napoli, che non riusciva a sviluppare il suo gioco, essendo costretto a velocizzare la giocata, ad anticipare i tempi di gioco con frenesia e qualche errore di troppo.

Meno male che la difesa era attenta e che la squadra non ha corso ulterori pericoli.

Non  a caso gli azzurri, nelle poche occasioni in cui riuscivano a guadagnarsi spazio in mezzo al campo, hanno cercato di raggiungere, viste le difficoltà di manovra, la porta avversaria con passaggi filtranti a scavalcare la linea difensiva laziale.

Attraverso alcune verticalizzzioni, così effettuate, gli azzurri creavano le uniche occasioni del primo tempo (3 conclusioni di Insigne, geniali nelle intenzioni, ma molto complicate, finivano fuori, una veramente di poco, poi un tiro di Mertens dalla lunga distanza e una conclusione ancora di Lorenzo, da buona posizione ribattuta).

Nel finale il gol di Callejon, già descritto, che sbloccava finalmente la gara.

Il Napoli con Zielinski in campo per Hamsik tornava in campo indemoniato.

Un assedio corale alla porta di Strakosha, 10 minuti tambureggianti. le conclusioni di Insigne, ben 3 esaltavano i portiere e lambivano il palo alla sua sinistra (tracciante che avrebbe meritato miglior sorte).

Su cross di Callejon arrivava la deviazione vincente di Wallace nella propria porta ed il 2-1, poi il tiro di Rui con deviazione decisiva di Zielinski, che si trasformava nel 3-1.

Partita chiusa e gol del 4-1 di Mertens. Risultato che non assumeva proporzioni apocalittiche grazie ad altri 2 miracoli del portiere albanese su Insigne e Zielinski.

Insomma una girandola di emozioni e di gol , col pubblico in visibilio.

“The never ending orgasm”, si può riassumere così la ripresa del Napoli.

Un applauso e un ringraziamento a tutti.

#FNS

 

 

 

 

 

 

 
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