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Il Napoli molla a Udine e ora deve difendere il 2° posto

Il Napoli esce sconfitto dalla ennesima sfida “posticipata”(rispetto a quelle della Juventus) della stagione e perde 3-1 a Udine, mollando virtualmente il sogno Scudetto, finendo a 6 punti dalla Juventus, distacco ampio, forse troppo, a questo punto del Campionato, ed è costretto ormai a guardarsi le spalle per difendere la seconda posizione, con la Roma in agguato a 4 lunghezze dagli azzurri.

Troppi i fattori, le concause che hanno portato a questa sconfitta, che analizzeremo con calma, ma che non mettono certo la parola fine a questo Campionato, ancora lungo per poter iniziare qualsiasi disamina definitiva.

Insomma non è il tempo di consuntivi, non è il momento di valutare la stagione, che è tutt’altro che conclusa.

Come uscire da una Coppa, la perdita di un obiettivo può portare contraccolpi psicologici, ma ricordiamo a tutti che questa squadra è stata sinora artefice di un Campionato mostruoso, eccezionale, e che ha avuto il merito di tenere in vita, dopo tanti anni di monologhi strisciati.

Il Campionato non è finito e sarebbe da stupidi iniziare a individuare colpevoli e responsabili non si sa di che, visto il cammino trionfale degli uomini di Sarri, che dovranno stringere i denti e conservare con grinta e col gioco sempre mostrato quel che di buono è stato costruito e non può essere dilapidato.

Reggere i ritmi della Juventus non era per niente facile e va dato atto agli azzurri di essersi superati nel tentativo di tenere accesa la fiammella della speranza, pur non avendo la rosa della rivale e giocando spesso (forse troppo) con gli stessi elementi, che a causa di numerosi fattori, ieri, non sono riusciti a tenere il passo e sono crollati, soprattutto dal punto di vista psicofisico, non riuscendo a reagire a troppe condizioni ed episodi avversi.

Non mi soffermo troppo sugli arbitri e in particolare su quello di ieri, con Irrati che non considero un bravo arbitro (fiscale in troppe circostanze, uno che applica alla lettera il regolamento, come dimostrò nel caso Koulibaly, ma autore anche in quella occasione di una mediocre direzione), che ha dimostrato di avere il cartellino facile ieri, ma non a Bologna contro la Juventus. Ma d’altronde si è mai sentito che nella storia la Juve abbia perso in Italia qualcosa per colpa di un arbitro? Quindi c’è poco da dire.

D’altronde chi può negare che c’erano entrambi i rigori (non credo che il secondo l’avrebbe fischiato contro la Juventus, ma questo è un mio pensiero), chi può negare che ci potesse stare la seconda ammonizione di Koulibaly, chi può negare che abbia visto solo la reazione di Higuain nel caso del secondo giallo e non il calcetto provocatorio di Felipe?

Tra l’altro il referto dell’arbitro, di un  arbitro molto fiscale che applica alla lettera il regolamento, dirà molto sullo stop di Higuain, autore di una reazione veemente, che potrà costare cara al Napoli e a lui, che perderà partite importanti per raggiungere la prestigiosa “Scarpa d’Oro” e forse il più effimero record storico di gol in serie A.

Con ogni probabilità a quello che si è visto, si dovrà aggiungere quel che Higuain ha detto e che non abbiamo ascoltato, il che potrebbe fare la differenza e portare anche a decisioni ben più pesanti di quelle ipotizzabili. Saranno state parolacce o anche accuse di “brogli”? Questo può fare la differenza….

Una reazione non condivisibile, ma forse comprensibile, per un’ammonizione pesante che ha portato al rosso, che ha fatto scattare la rabbia del Pipita, appena accortosi di essere caduto nel tranello di Felipe, che con un calcetto gli ha toccato il nervo scoperto più che la caviglia.

Insomma una sciagura nella sventura, con una reazione comprensibile, ma non condivisibile, infondo se parte l’embolo ti dimentichi dove sei, se sei un professionista, dei diritti  e dei doveri, delle conseguenze, e ti incazzi come se non ci fosse un domani…e a nulla vale il politicamente corretto.

Gonzalo è un ragazzo d’oro e si sarà subito reso conto e sarà pronto a chiedere scusa.

Ma veniamo a quanto successo ieri, perchè le gare durano 90 minuti (ieri forse appena un’ora) ed è in quelle che si vede quello che va e quello che non va.

Molti i presagi negativi :

- l’ennesima gara giocata dopo la rivale, il che poteva costituire un vantaggio, se la Juve avesse perso punti, ma anche uno svantaggio come sempre accaduto. Giocare dopo, sapendo che i 3 punti e la vittoria ti consentirà al massimo di mantenere le distanze è un fardello psicologico non da poco. Hai l’obbligo di vincere per non cambiare nulla, se non di tenere accesa una speranza. Vorresti che tutto di concludesse in fretta, ma devi fare i conti con l’avversario, con gli episodi, con l’arbitro. Già a palermo il Napoli aveva mostrato grosse difficoltà di tenuta psico fisica, ma allora gli episodi ci furono favorevoli e riuscimmo alla men peggio a portare a casa i 3 punti contro un avversario dimesso, molto più arrendevole e scarso dell’udinese di ieri.

- ieri inoltre il Napoli doveva fare i conti col fuso orario di molti elementi, con la gara mai scontata di mezzogiorno (non è un caso che la Juve proprio alle 12,30 abbia rischiato di perdere punti col Carpi, se non fosse stato per un gol divorato da Lollo, che fece scattare ad Allegri, trasformandolo in Mazzarri).

- non da ultima l’assenza di Reina, il che dovrebbe far riflettere la sparuta minoranza di detrattori del portierone spagnolo, che hanno basato le loro critiche su scarni numeri e statistiche poco ammiccanti, dimenticando il valore aggiunto carisma in campo, esperienza, e capacità di tranquillizzare e comandare la linea difensiva. D’altronde il Dio Pallone ci aveva avvisato della giornata nera, mandandoci l’Arcangelo Gabriel (sarà scusata la battuta), che da “salvatore della patria”, da angelo biondo, si è dopo poco presentato con il volto oscuro dell’”Angelo della morte”, sbagliando un rinvio a tempo ormai scaduto nel primo tempo. Una mazzata definitiva dalla quale non ci siamo più ripresi, quell’episodio negativo che ti fa comprendere il senso della giornata, come non bastassero le intrinseche difficoltà della gara.

I Campionati si vincono anche attraverso la buona sorte, attraverso una serie di circostanze favorevoli che sono mancate : affrontare gli avversari nel periodo giusto al momento giusto. Prendere l’Udinese ora, con il nuovo allenatore,  con l’acqua alla gola di chi rischia di retrocedere, con una ritrovata motivazione e, perchè no, con un Zapata in forma in campo, è ben diverso da quanto successe alla Juventus, che incontrò una squadra allo sbando, che quasi sembrò abdicare al cospetto dell’avversario prima di entrare in campo. Ed i discorso vale anche per altri versi, lo si potrebbe fare anche per le ultime giornate di Campionato. Si deve capire quali sono le motivazioni dell’avversario.

Insomma giornate nere che capitano, ma che non devono essere attribuite solo al destino (che pure influisce nel calcio, come nella vita).

Il mancato recupero di Ghoulam era evidente, così come la scarsa vena di alcuni elementi, in primis Insigne (che è stato tenuto in campo, seppur con risultati scadenti ieri) e di Hamsik, mai al top di ritorno dalle gare delle nazionali. Non schierare Strinic, non mettere in campo Mertens o Gabbiadini, vuol anche dire fidarsi poco e concedere poca fiducia alla panchina, che evidentemente non è tanto lunga e che dà poche garanzie, altrimenti non si spiega. Ma questo è un discorso che affronteremo meglio a fine stagione, ci auguriamo con la Champions in tasca.

Sarri si è addossato colpe e responsabilità della sconfitta, dicendo che è stato lui a sbagliare e a non preparare alla giusta maniera la gara, dichiarazioni che hanno odore più di giusto parafulmine che di effettive ammissioni di colpa, visto che non era una gara qualunque, ma come tutte una preannunciata finale. Ci sta.

Gara che , invece, il collega De Canio, che segue il Napoli da opinionista ed esperto commentatore da anni, ha preparato benissimo, togliendo aria a Jorginho, liberandosi del pressing (ieri non asfissiante, tra l’altro) con continue svetagliate e cambi di fronte a scavalcare il centrocampo azzurro (che ha rinculato poco, lasciando spazio tra la linea difensiva e quella mediana), con la difesa che siè spesso trovata a giocare scoperta, come accadeva con Benitez e nelle prime 3 giornate del Napoli di Sarri. De canio che ha scelto sapientemente il lato da attaccare, il sinistro…e al quale episodi favorevoli hanno consentito di portare a casa un risultato che va aldilà di ogni più rosea previsione della vigilia.

Insomma troppi i fattori che hanno condizionato la gara e che hanno portato alla sconfitta, compromettendo uno degli obiettivi di fatto alla portata degli azzurri, ma che restava un sogno e non un risultato pronosticabile all’inizio del Campionato.

Ora non ci resta che giocare, riportare serenità e difendere la Champions, altra speranza di inizio stagione che grazie alla bravura di Sarri e al gruppo azzurro è diventata una concreta realtà e un obiettivo alla portata, da non perdere assolutamente, anche perchè il napoli lo ha meritato e deve mostrare di farlo per altre 7 giornate.

Massima fiducia in Sarri, nel gruppo e in chi giocherà.

L’avventura continua.

#FNS

 

 

 

 
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