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Il Napoli perde a Torino e cade ancora nel momento decisivo

Gara importante, quasi decisiva per la classifica, almeno in questo momento della stagione, a soli 3 punti dalla Roma, impegnata nel posticipo contro la Juventus all’Olimpico, con le avversarie per il terzo posto staccate quanto basta, insomma un momento in cui sognare fino a  cullarsi nei sogni, fino al brusco e amaro risveglio, una “seggiata dietro ai reni”, che in pochi credevamo arrivasse.

C’erano tutti i presupposti per giocarci al meglio le nostre chances, insperate ad un certo punto della stagione, dopo un inizio scellerato e troppi punti gettati al vento, anche se l’esperienza calcistica ci ha insegnato a non dare per scontato nulla (cosa che non facciamo nemmeno adesso, per la classifica…e per fede inesauribile), invece eravamo lì a un passo da quel secondo posto che fino a poche giornate fa rappresentava un’utopia, una chimera.

Aggiungiamoci che il Torino doveva essere stanco, forse psicologicamente appagato, dopo l’impresa di Bilbao, notte adrenalinica che ti può regalare energie positive, ma anche togliere cattiveria e stimoli, quelli che, invece, non sarebbero dovuti mancare agli azzurri, riposatissimi, che in campionato avevano ben altri traguardi da raggiungere.

Invece arriva una sconfitta, pesante, dura da digerire, di quelle che ti fanno andare a dormire con il mal di testa e che riesci a somatizzare dopo più di due giorni, di quelle che non vorresti mai vivere e comunque non più in questa stagione, dove i bocconi amari sono stati tanti, alternati a qualche gioia.

Non siamo disfattisti, nè tantomeno avvezzi  a tirare le somme prima del tempo, queste cose le lasciamo alla stampa ostile (più che mai) e ai tifosi “banderuola”(quelli che Forza Napoli quando si vince), ma amareggiati si, fino all’inverosimile.

Niente processi, niente colpi di testa, la stagione è lunga e può riservarci sorprese da un momento all’altro, ma un’analisi va fatta, non tanto della gara, che è stata vista da tutti e che nemmeno Benitez ha avuto voglia di commentare, tanta era la rabbia e il nervosismo per come si è giocato, che che ne dica il “giullare”e provocatore Mauro, o i cronisti in mala fede sparsi ovunque, appollaiati sui loro trespoli da sempre in attesa del passo falso.

L’analisi parte da Benitez e dalla sua reazione, giustificatamente nervosa, di chi sa che non si è fatto niente perchè le cose si mettessero nel verso giusto, di chi è consapevole che non ci si gioca così “la mano” più importante della stagione, di chi ha visto troppe volte i suoi giocatori perdersi nelle gare della possibile svolta, di chi vede non solo affievolirsi le speranze della qualificazione diretta in Champions, ma di chi sa che nemmeno il terzo posto ora appare un porto sicuro.

Insomma Rafa ieri era nero e vedeva nero, almeno a caldo nel dopo partita, dove avrebbe fatto a meno di parlare, ma che per signorilità e rispetto ha deciso di presentarsi ugualmente davanti alle telecamere, pur sapendo di non riuscire a farcela, come in effetti è stato, demoralizzato dall’atteggiamento della squadra nel primo tempo, regalato agli avversari e tramortito dall’ennesimo errore difensivo, ai limiti dell’inspiegabile, che ha finito per condizionare anche l’ultima mezz’ora, in cui la squadra si era svegliata, seppur in ritardo, e aveva cominciato finalmente la sua partita.

Avrà sicuramente rimuginato sulle sue scelte, giuste o sbagliate che siano, sull’approccio di alcuni dei suoi uomini, dall’indolente Callejon, che a stento riesce a fare un pò di fase difensiva, risultando abulico e inutile, ai limiti dell’irritante in quella offensiva, dalla ennesima giornata grigia di Hamsik, sino alla assenza di Gabbiadini dall’inizio, forse il più in palla (con Zapata) nel quadrilatero offensivo, e tenuto fuori per garantire più equilibrio, ma a discapito della pericolosità offensiva.

Insomma ce l’aveva con il Mondo Benitez ieri, con i propri calciatori, per la sconfitte e per come è venuta e forse con se stesso (non esente da errori sia ieri che a Palermo), e quando stai così è difficile affrontare le telecamere ed ascoltare le solite domande inutili dei cronisti, peraltro tendenziose e irritanti, di quelle che se hai qualche indecisione sulla tua permanenza in un Campionato come quello italiano e in una realtà che poco ti apprezza come il sistema calcio in Italia, ti potrebbero far anche propendere per alzare i tacchi.

Delusi, amareggiati, noi tifosi instancabili e dalla incrollabile fede, abbiamo ormai fatto il callo a questi attacchi, e quello agli “organi interni” per dover sopportare le sconfitte e le critiche dei giorni a seguire, quindi passato il funerale, passata la tristezza, si ricomincia con la semifinale di Coppa Italia contro la Lazio, forse con la sola curiosità di sapere cosa avrà detto Rafa ai suoi nelle 4 mura degli spogliatoi, credo niente…forse un silenzio che varrà più di tante parole…anzi di tante maleparole.

 
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