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NATALE in QATAR : si festeggia la SuperCoppa

Finalmente una soddisfazione, doppia ovviamente quando l’avversario è la Juventus, con tutta la gioia di battere l’odiata rivale nella finale di un Trofeo che andrà ad arricchire il nostro palmarès, che che se ne dica sull’importanza della SuperCoppa italiana.

Una finale dal sapore dolce, molto più dolce della non goduta Coppa Italia, che i fatti di Roma riuscirono a mandarci di traverso, ma che ci è servita anche per arrivare alla finale di Doha.

Molti i titoli da dare a questa vittoria, ispirati ai Cinepanettoni del periodo, ma credo che il migliore per noi tifosi sia il più classico “Natale in grazi’e Dio”, visto che una sconfiitta avrebbe reso veramente pesante questo periodo natalizio, nel quale oltre alla “n’zalata e’rinforzo”ci saremmo dovuti sorbire un pò di negatività da stampa ostile e soliti soloni, per non parlare di quei tifosi che ora salgono sul carro dei vincitori, ma che fino a poche ore fa… “Rafael è na chiavica, Maggio è finito, Koulibaly ‘ nu bidone, Gargano andrebbe ripudiato, Lopez è a uallera e Mascherano, Inler e Britos dormono ca zizza ‘mmocca (n.d.r. è o vero comunque), Callejon se n’adda sol ii a casa, Mertens non è Insigne, Hamsik è scumpars pe colpa e Benitèz…Higuain è l’ogna e Cavani..pecchè nunn ha fatt iocà a Zapata..nun tenimm n’allenatore..o chiattò…” e potrei continuare all’infinito.

Proprio questa tendenza dei napoletani, molti poco accorti e competenti, all’esaltazione nella vittoria e al disfattismo nella sconfitta, ben compresa da Benitez, ha dato adito al presidente di chiamarci “piagnoni” (lo aveva già riferito in precedenza che “chiagnimm e futtimm”), dimostrando che DeLa sa come ingraziarsi il pubblico sull’onda dell’entusiasmo e come “fugge”, isolandosi in un rigoroso e inquietante silenzio, qundo le cose non vanno come dovrebbero e piovono critiche, spesso e volentieri comprensibili quando obiettive e non distruttive.

Oggi festeggiamo, tutti sul carro, ma quante volte Rafa ci ha invitato a marciare spalla a spalla, quante volte nessuno ha abbracciato il suo invito, rinnegando la sua filosofia di gioco e il suo credo calcistico (parlo di tifosi, o presunti tali e di stampa irriverente al cospetto del curriculum e di quanto mostrato dall’allenatore spagnolo nella sua prima annata a Napoli).

Sta di fatto che anche in una piazza così difficile e poco avvezza ai successi come Napoli, Benitez ha mostrato di essere un allenatore vincente, capace di portare a casa Trofei alla portata e non certo quelli impossibili, raramente ottenuti in quasi 100 anni di storia azzurra, per la caratura della Società, che non può spendere più di quanto guadagna, o comunque quanto avrebbe voluto il tecnico per competere per alti obiettivi.

Tra l’altro anche con il materiale a disposizione il Napoli avrebbe potuto fare meglio in Campionato, se non fosse per il vizio della squadra di perdersi in alcune gare poco stimolanti (ma ugualmente decisive) e per il poco carattere mostrato alla prima difficoltà durante le partite.

Il Napoli senza leader, il Napoli senza “palle”, ha dimostrato che quando scende in campo con grinta e determinazione è difficilmente battibile, grazie ad alcuni uomini di caratura superiore come Higuain (ieri ancora sottotono Callejon) e ad altri che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, con Gargano in cima alla lista, ma anche Rafael, Maggio, spesso criticati per il loro rendimento non proprio all’altezza.

Bravissimo Rafa ad inquadrare la situazione tattica e a schierare dal primo minuto la formazione migliore, con Gargano e Lopez fondamentali per arginare efficacemente il centrocampo juventino, di spessore tecnico nettamente superiore a nostro. Bravo a inserire De Guzman accanto ad Hamsik, conferendo maggior copertura ed equilibrio tattico, con i il doppio trequartista utile a fungere da raccordo tra i reparti.

E pensare che ad inizio gara Lopez-Koulibaly e Albiol ci hanno fatto materializzare davanti agli occhi i fantasmi di Bilbao, che Callejon si era mangiato un  gol come contro i baschi al San Paolo e facile per lui, quasi come quello divoratosi a bergamo, che Rafael non era riuscito ad intercettare la palla dell’1-0 e che molte sue uscite “ripensate”ci avevano fatto correre più di un brivido sulla schiena.

Invece la favola azzurra ha avuto un lieto, anzi un lietissimo fine, con tantissime emozioni vissute e ricordi indelebili da incamerare, che mi piace elencare tutti :

- le parate e la grinta di Rafael durante la gara, la sua pantomima sui calci di rigore e la parata decisiva su Padoin, con l’abbraccio dei compagni che lo sommergono come un granchio soffocato dall’onda sulla battigia.

- la strenua lotta di Maggio contro lo strapotere fisico di Pogba, ogniqualvolta l’ha incrociato sulla fascia.

- le due chiusure di Albiol nel finale, dopo una gara piena di errori difensivi, ed il rigore segnato con la freddezza di chi è rigorista anche nella nazionale spagnola.

- la palla salvata da Koulibaly sulla linea a portiere battuto sul tiro a botta sicura di Vidal e la traformazione a fil di palo nella lotteria dei calci di rigore ad oltranza.

- le scorribbande sulla fascia di Ghoulam , che rubava palla e ripartiva…sempre…e il suo calcio di rigore incastonato nel sette della tiratissima e tesissima rete della porta

- le chiusure tambureggianti di Gargano, uomo ovunque, grinta e sostanza e le sue scorribbande in ogni zona del campo;

- l’assist di De Guzman a Higuain per il primo gol del Pipita, dopo sontuosa azione personale

- la grinta di Marek e le sue giocate, oltre alle due perle con cui ha servito prima Callejon e poi  Higuain

- le due reti del Pipita Higuain, la sua classe e le tante occasioni create, e ovviamente il gesto del “mazzo a tarallo”.

- senza dimenticare le grasse risate sul rigore battuto da Chiellini…e pure queste sò soddisfazioni.

 

 
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