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Napoli torna a gioire : vince la sua 6^ Coppa Italia ai rigori

Una stagione balorda, un anno calcistico (e non) vissuto in maniera surreale, con un epilogo di gioia , la vittoria di un Trofeo voluto e trovato dal Napoli, da Gattuso, dalla squadra, per dimenticare tanti dolori, almeno per un attimo e dopo tante sofferenze.

L’esplosione di gioia finale, al di là di ogni protocollo, i caroselli di auto, i festeggiamenti in piazza, che sanno di liberazione, di sfogo dopo aver tenuto dentro sentimenti ed emozioni per mesi.

Uno strappo alla regola e alle regole, umanamente comprensibile, non un pretesto stavolta, ma dettato dalla voglia di una diversa “anormalità” rispetto alla paura, alla apprensione, alla limitazione di libertà che proprio non fa parte del popolo napoletano, che per mesi si è comportato come pochi avrebbero creduto, dando un ulteriore dimostrazione del “sentire”, del sentimento che sempre ci ha contraddistinto, seppur associati spesso all’anarchia.

Gattuso

Il Napoli vince la Coppa Italia, tutta di Gattuso (Trofeo in cui non c’è la mano di Ancelotti), che ha ottenuto proprio in questa competizione la sua prima vittoria come Condottiero azzurro (2-0 col Perugia), mettendo dai quarti alla finale “alla berlina”le prime 3 forze del Campionato, nell’ordine Lazio, Inter e Juventus (che chiamo di solito scherzosamente Piemonte Calcio).

Gattuso, allievo di Ancelotti e seguace di Sarri, ha superato a pieni voti i suoi Maestri, dimostrando di potersi imporre con la forza del carattere, dei sentimenti, ma soprattutto sul campo, da allenatore, con il suo calcio attento, a tratti compassato, ma sempre concreto ed intelligente, casomai non spettacolare come quello del suo predecessore del 4-3-3 in maglia azzurra (che solo col Napoli ha prodotto calcio magico a dir la verità, mai visto sia al Chelsea e men che meno in maglia a strisce) ma più maturo e consapevole nella gestione delle risorse e delle gare.

Parentesi Sarri

Apro e chiudo la parentesi Sarri, arrivato dove è adesso, per soldi, carriera e forse anche per vincere qualcosa (fallendo per ora i 2 primi appuntamenti stagionali), smentendo e sbugiardando il suo atteggiarsi a tifoso partenopeo, non attraverso il suo trapasso professionale alla attuale squadra, ma attraverso dichiarazioni molto poco coerenti per quanto riferito e mostrato (dito medio incluso) nella sua esperienza partenopea, il che lo ha svilito agli occhi di molti dal punto di vista affettivo, seppur nella riconoscenza della emozioni vissute con il suo gioco in un triennio magico, anche se privo di vittorie e Trofei e nonostante effimeri primati in termini statistici e di numeri (che pure abbiamo “sciorinato” per anni, per dirla alla Edy Reja).

Capitolo Dries (“Ciro”) Mertens

Che la giornata fosse quella buona lo si è capito sin dal primo pomeriggio, con la trasferta a Roma sfruttata per la firma del rinnovo del nostro uomo più amato e “ToP History Scorer”, che si lega al Napoli, a questo punto sino a fine carriera…e forse anche oltre, confermando il detto “Vedi Napoli e poi muori”e che ha siglato un contratto d’amore (oltre che economicamente riconoscente) con Napoli e col Napoli, come fu (mi scuso per ripeterlo sempre, ma era l’esempio di amore lampante) per il nostro compianto e sempre amato Petisso. Contratto sino al 2022, con opzione per un altro anno per lui, ma ormai è noto a tutti.

Ricomincio da 6

Sono gli anni trascorsi dall’ultimo titolo vinto (SuperCoppa contro lo stesso avversario, sempre ai calci di rigore, quelli che non si assegnano a discrezione dell’arbitro)

Solo 4 giorni prima concludevo l’articolo sul ritorno della semifinale contro l’Inter così (e da qui mi piace iniziare a scrivere della finale) :

“Il Napoli affronterà gli avversari di sempre, riposati un giorno in più, con un rigore a favore dopo 13 minuti dalla ripresa del calcio e con una comoda gara affrontata quasi per intero con un uomo in più e il vantaggio dell’andata.

Insomma siamo alle solite, dovremo essere più forti di avversità obiettive e risapute, cercando di nuovo di sovvertire pronostico e sistema”.

Doveri e non Piaceri.

L’arbitro Doveri è stato invece bravo e ineccepibile, equilibrato e imparziale, smentendo ogni forma di complottismo, del quale siamo pervasi grazie a precedenti poco edificanti.

La gara

Gattuso , privo di Ospina (squalificato), Lobotka e Manolas (infortunati), sceglie l’11 più affidabile.

Rispetto all’Inter si rivedono, quindi, Meret tra i pali (gran partita, Man of the Match con Maksimovic), Mario Rui torna a sinistra, Fabian recuperato (per Elmas) e Callejon per Politano. Formazione facilmente pronosticabile alla vigilia.

2 schemi speculari e simili nella filosofia di gioco di fronte, sebbene diversi nella modalità di costruzione dell’azione e nello sviluppo del gioco.

Quello di Gattuso riesce ad essere fedele alle intenzioni, quello del rivale meno visibile in campo.

Il tridente senza punte di ruolo dei bianconeri, senza posizioni fisse, contenuto magistralmente dal quartetto difensivo azzurro, schermato da 2 linee molto corte e compatte, che mai hanno dato spazi e minimi spiragli agli avversari, pericolosi molto di rado e soolo grazie a qualche palla persa di troppo nel primo tempo sulla nostra trequarti in uscita e ripartenza.

Di Lorenzo-KK-Maksimovic e Rui, hanno giocato una gara ai limiti della perfezione, con il serbo, sempre più gradita sorpresa e in gradita ripresa (dal post Sarri a dir la verità ha sempre fatto bene). KK a difesa coperta è ritornato su ottimi livelli, sui quali Di Lorenzo invece è sempre stato. Mario Rui in crescendo nella ripresa, vero combattente, sino alla sostituzione dettata dalla troppa (e quindi pericolosa)  foga agonistica (appena ammonito).

Nella prima frazione il Napoli ha sapientemente attenuato l’onda d’urto (un pò loffia a dir la verità) dei temibili attaccanti avversari, mantenendosi compatto nella propria metà campo, seppur riducendo al contagocce le ripartenze, per errori (troppi) in uscita palla al piede nel fraseggio, nel disimpegno e nei passaggi utili all’azione offensiva.

2 pericoli corsi per 2 palle perse da Callejon, su cui è bravissimo Meret a metterci una pezza, con una buona parata su Ronaldo e 2 uscite determinate e decisive sui piedi dello stesso Ronaldo e di Dybala.

Tra un tuffo di Cuadrado e una simulazione di Dybala , il palo di Insigne su punizione (saranno3 i legni colpiti, 29 quelli stagionali) e nel finale di tempo, dopo 40 minuti di attenzione e relativa sofferenza, gli azzurri fanno capolino nell’area avversaria, sfiorando il vantaggio con un assist di Lorenzo per Jose (bravo Alex sandro nel salvataggio in diagonale) e con Demme, che spara su Buffon da distanza ravvicinata.

Un plauso anche al sacrificio dei meno appariscenti Mertens, Piotr e Fabian , che hanno portato la Croce a discapito delle loro qualità tecniche, non sempre messe in bella mostra in questa magica serata.

Un sempre essenziale e fondamentale Demme. l’uomo che ha dato un senso e un assetto alla squadra, grande diga davanti al quartetto difensivo e egregio smistatore di palloni, degno erede dei nostri metronomi ed equilibratori più amati, Jorginho e Ciccio Romano.

Senza dimenticare un Lorenzo sempre a suo agio nel 4-3-3 e un prezioso Callejon in fase di copertura (nonostante 2 errori gravi e una delle sue non migliori gare).

Nella ripresa più equilibrio, con i bianconeri in progressivo e netto calo alla distanza, che potevano essere puniti già prima dei calci di rigore, con un Napoli sempre più autoritario e pericoloso col passare dei minuti.

Gli azzurri vanno vicini al gol con Insigne, Fabian Ruiz, ma soprattutto con i 2 nuovi entrati Politano (Buffon blocca un suo pericoloso rasoterra e un suo colpo di testa da ottima posizione) e Milik , che sparacchia alto di destro da posizione favorevolissima in area.

Allo scadere il Napoli meriterebbe il vantaggio, ma i pali (e un bravo e fortunato Buffon) ci negano la vittoria nei tempi regolamentari, su un colpo di testa di Maksimovic (sarebbe stato un epilogo surreale e favoloso) e sulla conclusione seguente, ravvicinata di Elmas, entrato da poco al posto di Zielinski (con Allan che aveva poco prima sostituito Fabian).

I Rigori

Protagonista subito Meret, che respinge magistralmente il tiro di Dybala.

Lorenzo freddo, buca Buffon, che non riesce nemmeno ad abbozzare la parata.

Danilo sbaglia anche il secondo calciando alle stelle.

Va Politano, tira forte e angolato, Buffon intuisce, ma non riesce a respingere. la palla entra

Arriva anche il primo gol dei bianconeri di Bonucci al terzo tentativo, col brivido traversa e palla che poi entra.

Ci pensa Maksimovic a ristabilire il doppio vantaggio con un bolide calciato quasi con sdegno dritto per dritto.

Ramsey segna

Ma Milik non sbaglia il primo rigore decisivo e ci regala la Coppa, gioia ed emozioni.

Il Napoli si guadagna l’accesso alla SuperCoppa e all’Europa (11° anno consecutivo) e tornerà in Campionato la settimana prossima a Verona, cercando di capire se sarà possibile anche l’impresa Champions, un miracolo allo stato con l’Atalanta avanti di 9 punti (12 virtuali, considerata la gara in meno degli orobici).

L’altra impresa sarebbe sbancare il Camp Nou, ma è ancora più ardua e ci sarà tempo per pensarci.

#FNS

 

 
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