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“In Carletto we trust” : vittoria di “garra” all’Olimpico

Finalmente ritorna il campo, il calcio giocato, dopo 3 mesi estenuanti di mercato.

Dall’addio di Sarri, all’arrivo di Ancelotti, trapasso e contrappasso, dai sogni dei big (mai creduti, anche se forse uno lo speravamo tutti almeno come linfa di entusiasmo) alla realtà del bilancio e dei clichè della politica societaria.

I primi colpi, molto buoni, Verdi e Ruiz (2 che tecnicamente non devono dar conto a nessuno), alle prime incertezze sul portiere, con la scelta di puntare sul giovane Meret, in accoppiata “forzata” con Karnezis (senza il quale ci saremmo comunque trovati con un Primavera in porta all’Olimpico, a causa dell’infortunio patito dal giovane friulano).

Ritiro lungo, come sempre, con rosa monca (per infortuni e Mondiali), mancante di un terzino, invocato da anni e arrivato senza particolare entusiasmo dopo un ulteriore tempo supplementare di un mese e mezzo, dopo che sulla passerella delle ipotesi erano sfilati almeno 100 nomi, di cui almeno una decina trattati realmente.

Alla fine, dopo tribolanti trattative, è stato completato anche il reparto portieri, con l’arrivo di una buona chioccia per Meret, attesa 2 mesi e giunta sul filo di lana (mai troppo tardi), individuata nell’esperto nazionale colombiano e riserva all’Arsenal, Ospina.

La voglia di Mertens di giocare nella posizione di centravanti è prevalsa e alla fine è partito anche Inglese, quel bomber di scorta invocato per 2 anni, in conseguenza degli infortuni di Milik e che quest’anno avevamo in casa, un pò come Pavoletti lo scorso anno, mandato a Cagliari, più per incompatibilità col gioco di Sarri che per altro.

Una rosa, che a detta di molti poco attenti giornalisti (in primis la Gazzetta, ma anche il poco nostrano Mattino)  doveva essere smembrata e che, invece, ad eccezione di Reina (ormai 36enne) e di Jorginho (una plusvalenza mostruosa, che lo fa definire “colpaccio” in uscita) è rimasta identica, sorprendendo un pò tutti, anche il Presidente che, al netto di zero offerte per i nostri big con la clausola, forse credeva di vendere a prezzo congruo alcuni elementi over 30, sgravandosi anche di pesanti ingaggi, che avrebbero potuto liberare spazio al monte per qualche nuovo arrivo.

I normali dubbi esistenti ad ogni cambio di ciclo con un nuovo allenatore (nuova filosofia, diverso modo di intendere il calcio, adattamento dei giocatori in rosa a nuovi moduli, idee e modi di stare in campo) corredati da alcuni dubbi e incertezze su nuovi acquisti e diversi ruoli.

- Il rendimento del nuovo trio di portieri, completamente cambiato (con Sepe al Parma dopo 3 anni di naftalina e Rafael finalmente libero dopo anni di supporto al gruppo).

- le potenzialità di Malcuit, terzino con spiccate doti offensive (adatte al modo di interpretare il ruolo di Ancelotti), ma a 27 anni suonati ancora acerbo per il tatticismo del campionato italiano, da testare e forgiare in fase difensiva

- il rendimento di Hysaj per lo stesso motivo, visto che lui la fase difensiva la fa spesso egregiamente (come dimostrato ieri all’Olimpico).

- le condizioni di salute di Ghoulam, vittima di un duplice infortunio, con 3 recenti operazioni alle spalle che rendono il suo recupero un rebus con annessi timori e spettri del passato che aleggiano (Zuniga), pronti ad essere dissipati, ma sempre concretamente presenti nell’immaginario collettivo. Infortunio e tempi di recupero ancora incerti e, comunque da verificare, che hanno indotto la società a non prenderne un sostituto, ma a confermare Luperto, adattato senza demeritare a terzino sinistro durante il precampionato estivo.

- la tenuta del reparto difensivo con il nuovo modo di difendere (cambiato quasi completamente, laddove si credeva che fosse una delle conferme sarriane), con la difesa troppo spesso scoperta, come visto in alcune amichevoli precampionato.

- la validità delle alternative alla coppia solida e collaudata Albiol-Koulibaly (confermata, grazie al rinnovo con aumento di Raul e al veto di Ancelotti e Presidenziale sulla cessione, mai nemmeno pensata del nostro primo top player), con Chiriches, orfano dei movimenti sarriani (imparati a menadito) e con il  figliol prodigo Maksimovic, sul quale restano saldi dubbi e perplessità (almeno i miei)

- il nuovo modo di difendere del centrocampo, con Hamsik nella posizione centrale (poco avvezzo al contrasto e alla difesa, se non di posizione) e con Allan , unico incontrista di rilievo, con il solo Rog con caratteristiche difensive (ma di certo non all’altezza del compagno e con doti molto diverse). Di contro 2 alternative di livello tecnico assoluto, Piotr-Ruiz, che difficilmente vedremo in campo contemporaneamente (casomai con Diawara centrale, nelle poche occasioni in cui sarà possibile)

- il reparto offensivo, con Milik (con preghiere infinite sulle sua tenuta), invece, è quello che appare più completo, nonostante si sia invocato da più parti un centravanti di buon livello, per alzare l’asticella. Il che avrebbe provocato qualche malumore ed esclusione di troppo, con Mertens dirottato dietro la prima punta a giocarsi il posto addirittura con Callejon, Verdi e Insigne, senza dimenticare Ounas. Troppi galli a cantare, il che ha fatto propendere per la cessione anche di Inglese, figuariamoci se sostituito con un altro centravanti.

Insomma per molti mercato deludente per il mancato arrivo di big, ma in realtà le uniche ansie sono arrivate come al solito per la lentezza di alcune operazioni, necessarie al completamento della rosa, come il terzino e il portiere.

Qualcosa di meglio poteva essere fatto a centrocampo, reparto qualitativamente ben assortito, ma forse con troppi  giocatori più propensi ad offendere che a contrastare. D’altronde Ancelotti ha mentalità offensiva da vendere, pur sapendo molto bene come impostare la fase difensiva. Ci fidiamo (ormai anche per forza di cose) di lui.

La novità è stata il “vero o falso” di De Laurentiis, simpatico per certi versi nelle intenzioni (ha sostituito di fatto le bufale giornalistiche, puntualmente smentite), irritante per altri, perchè le verità (anzi le mezze verità) non sempre sono apprezzate, soprattutto quando volte a riportare con i piedi per terra il sognante tifoso, con modalità e tempi poco apprezzati e apprezzabili.

Il Presidente, lo conosciamo da quasi 15 anni, va interpretato e mai preso sul serio, i suoi modi spesso caciareschi e da Cinepanettone cozzano col sentire del tifoso, già innervosito dalla tempistica di un mercato che, come solitamente avviene, regala poche emozioni e sussulti.

Da questo atavico equivoco nascono puntulmente inutili battibecchi tra AdL e tifosi, con il Presidente che alimenta e fomenta la disputa e non accetta di buon grado la contestazione di parte della tifoseria, lasciandosi andare ad apprezzamenti poco “stilosi”, che fanno risentire anche il tifoso che sostiene economicamente, oltre che con passione società e squadra.

Si arriva, tra polemiche e qualche contestazione, finalmente, alla prima di Campionato, momento in cui si smette di fare caciara e si comincia a tifare (fatta eccezione per i tifosi “banderuola” che non smetteranno mai anche nell’arco della stagione).

Come succede spesso il campo mostra la parte migliore e qualcuno si convince che poi, aldilà dei nuovi acquisti, quelli che abbiamo restano sempre buoni giocatori, che nonostante il plus Sarri, Ancelotti non gli è da meno, con le dovute differenze di filosofia calcistica e di gioco.

Il campo difficile, sempre lo stesso, l’Olimpico, dove andiamo sempre con rispetto e il giusto timore,ma dove negli ultimi anni abbiamo avuto solo gioie e gandi soddisfazioni.

Ieri non è stata da meno.

Ve la racconto nel prossimo articolo.

#FNS

 

 
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