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Napoli tra presente e futuro

Siamo arrivati a un dunque o quasi, tutto sembra di facile lettura, anche se i rebus irrisolti appaiono ancora molti e nel calcio tutto è mutevole, tutto può cambiare, anche se tra il tutto e il contrario del tutto c’è un abisso e bisogna parlare sempre con cognizione di causa, con obiettività, che non tutti hanno, e competenza, cosa che molti credono di avere, ma poi ti accorgi che pochi fortunati posseggono.

Questa premessa può apparire strana e frutto di un discorso astratto, invece racchiude il mio pensiero e molte verità, sul Napoli, su Benitez, sul Presidente, sulla squadra, sul presente e su futuro della Società azzurra.

Navigando su internet, tastando il polso di ambiente e ai tifosi, regna sovrana la speranza, ma soprattutto l’incertezza, la misconoscenza del futuro, a causa anche della solita stampa che, alla ricerca smodata dello scoop e della notizia ad effetto, non riesce a far chiarezza e luce sul quel che c’è di vero, creando un mix poco allettante di mezze verità, fandonie a aborti calcistici.

La stampa per deontologia dovrebbe essere obiettiva, veritiera e giusta, ma fatti alla mano, soprattutto sul calcio, non sa, inventa, è indolente, incompetente, bastian contrario e ultimamente anche offensiva. Troppi gli opinionisti che, alla ricerca del superego calcistico, si spingono a dare giudizi e a sputare sentenze ben lontane dall’essere opinioni, accusano, infangano, violando anche i più elementari principi etici. Sono diventato giornalista da qualche mese, ma già mi piace poco con buona pace di alcuni, non che credessi di entrare in un mondo fatato e meritocratico, ma almeno sereno, seppur dominato dal Dio danaro, sempre più poco da spartire.

Ma parliamo seriamente del Napoli, che è quel che ci interessa qui.

Stagione lunga, estenuante, a un certo punto definita con poca lungimiranza e obiettività, fallimentare (poteva realmente esserlo) e improvvisamente rinata e ancora capace di regalarci gioie e un finale a sorpresa, almeno per come si erano messe le cose.

Il tormentone Benitez -mai seguito dalla stampa nello spalla a spalla più volte sollecitato, sino allo stremo delle forze – sul rinnovo contrattuale (capro espiatorio per quelli ai quali il grande Rafa proprio non piace, perchè poco avvezzo a appoggiare qualche malcostume italiano , in parte inspiegabile, perchè in passato mai nessuno si era sognato di criticare ad esempio Reja per lo stesso motivo, pur rinnovando il tecnico friulano di anno in anno col Napoli) ha distolto la tifoseria addirittura creando due “astratte”fazioni come i Rafaelliti e gli anti Benitez, come se il Napoli non fosse unico e indivisibile nei cuori del tifoso.

Io ho compreso e condiviso la nascita del Rafaelismo, che non solo è esploso per la stima e la comprensione della gran persona e del bravo e moderno allenatore quale  indubbiamente è lo spagnolo, ma che è diventato un modo per proteggere Benitez e, quindi il Napoli, proprio dall’ambiente partenopeo, spesso ingrato e oscillante, epicureo e poco lucido, passionale e travolto dalle sue stesse emozioni che portano a repentini cambi di idea su allenatore, squadra e singolo giocatore, facendosi condizionare spesso da una singola gara o prestazione.

Il progetto, che in molti identificano a torto nel diretto “caccia e sord”, non vuol dire successo nell’immediato, quel che pretende a volte il tifoso, ma come spesso ha detto a ragione il Presidente (almeno a parole) deve proseguire su base pluriennale, su un “business plan” (per usare le parole di Rafa), legato in parte ai risultati sul campo, ma non solo a questi, che vanno ad interagire sulla crescita economica della società, legata però a fattori altrettanto importanti e poco curati, come le strutture di proprietà, lo Stadio, il settore giovanile, lo scouting, sino al canale tematico del Napoli.

Il Presidente De Laurentiis, che apprezziamo e stimiamo e ringraziamo per tutto quello che ha fatto e creato, ovviamente col nostro fondamentale apporto economico, pare di fronte a un bivio che gli si è presentato davanti più volte nel corso di questi anni e che, anche a causa di obiettivi ancora difficili da raggiungere, ha sempre rimandato nel tempo, non sbilanciandosi mai, oltre le possibilità che gli offriva il bilancio, oltre gli incassi, senza programmazione sulla crescita di un progetto valido e graduale (fin troppo).

Ora è stato lui a prendere Benitez , a presentargli un’opportunità, a fargli credere in un futuro, evidentemente legato non solo ai risultati calcistici, ma volto almeno negli intenti a far crescere una Società, già di per sè sana e trasparente, legata di fatto e per ora ad un fatturato modesto, o meglio medio, che senza investimenti seri finirà per rimanere tale, ancorato a qualche miracolo stagionale.

Se prendi Benitez, sai che l’asticella dell’ambizione sale, incessante e progressiva, e che non puoi credere che prima o poi i nodi non vengano al pettine ed è impensabile che senza strutture, senza Stadio, senza programmazione il tutto possa continuare senza sgonfiarsi irrimediabilmente.

A volte mi sorge un dubbio, ma vuoi vedere che i 100 milioni incassati dalla vendita di Cavani e dalla Champions abbiano creato anche nel presidente un entusiasmo effimero e legato all’euforia del momento? Vuoi vedere che effettivamente la crescita sperata non sia quel che lui si aspettasse o realmente volesse?

Vuoi vedere che a lui sta bene così? Andiamo avanti stagione per stagione e vediamo quel che ci porta? Vuoi vedere che alla sua età gli interessa il guadagno nell’immediato (i 5 milioni lordi annui per il Cda, le garanzie economiche per la controllata Filmauro e l’investimento in caso di vendita futura) e poco della crescita della società, o almeno una crescita contenuta entro certi limiti?

A parte che non è detto che a noi non stia bene così, cercando di vincere qualcosa sperando nelle divinità, e che comunque è vero che l’azienda produce con i risultati (quindi i suoi interessi collimano con i nostri, seppur con presupposti diversi), è altrettanto vero che il Napoli non è arrivato mai nemmeno a questi livelli, fatta eccezione per  l’orgasmica parentesi dell’era Maradona, ma almeno vorremmo essere avvisati e partecipi del nostro futuro.

Quale occasione migliore per scoprirlo se non ora?

Benitez è stato chiaro, il mio futuro dipende dal business plan del Napoli e se sarà vero e serio affronterà il discorso in famiglia, che è lontana e gli manca, umanamente comprensibile. Insomma sono un professionista, rispetto gli impegni del mio lavoro, purchè ne valga la pena. Altra verità non esiste, ognuno di noi fa delle scelte di vita e professionali e deve trovare soddisfaziopne nel lavoro, altrimenti è meglio lasciar perdere.

L’incertezza di Rafa è comprensibile e ponderata, e in ogni caso il Napoli si è cautelato, prendendo accordi con Mihailovic già dal mese di febbraio, una sorta di impegno o precontratto, per non rischiare di fare la stessa fine, avvenuta dopo l’addio di Mazzarri.

Allora i soldi della Champions e quelli della cessione di Cavani permisero al Napoli di trovare e convincere Benitez, soldi che ora non ci sono (fino a prova contraria, sperata con l’approdo in Champions) e che soprattutto non vi erano a febbraio quando ci fu il contatto con l’allenatore serbo, come vi ho scritto più volte sul blog e su twitter, anticipando tutti i giornalisti d’Italia sul tempo, grazie alla fonte Giorgio Bubba (indimenticabile mezzobusto del 90° minuto e gran bel giornalista , oltre che persona amabile), coodirettore con il sottoscritto della pagina dellosport dello “Strillo”, giornale campano per cui scrivo.

Perchè non vi sono alternative, se va via Benitez il progetto continua nella sua modalità random, lento e approssimativo, con possibilità di soddisfazioni immutata, ed è inutile sparare ai quattro venti nomi altisonanti e di blasonati allenatori internazionali come Bielsa e Klopp, che farebbero la stessa fine di Rafa (se non peggio, nelle fauci della stampa ostile e di tifosi pronti a contestare alla prima occasione propizia, al primo passo falso).

Lo sapremo a breve, ma quel che conta ora è il presente, con un Campionato da giocare alla morte sino all’ultima giornata e un Europa League, che ci permetterebbe, in caso di vittoria, di accrescere il nostro palmarès e di accedere alla Champions, per una crescita certa nell’immediato, ma non nel futuro.

Molti , che hanno osteggiato Benitez e che non vorrebbero la sua conferma, potrebbero non apprezzare in realtà nemmeno l’allenatore serbo, perchè sono incontentabili (in realtà forse non sanno anche che vogliono nella vita), altri vorrebbero la conferma di Rafa (giustamente), ma che non dipende da loro e che non vorrebbe dire osteggiare Mihailovic (nè fischiarlo domenica al S.Paolo, mi raccomando).

Il serbo è allenatore serio e preparato, conosce a menadito il calcio italiano e le sue alchimie tattiche, culturalmente preparato e persona degna di stima e rispettom, sarebbe l’allenatore ideale per continuare il cammino intrapreso da De Laurentiis, con l’illiusione della parentesi Benitez.

E non crediate che l’addio di Rafa sia il preludio della fine di tutto e della ripartenza da zero, perchè Higuain non si vende e resterà a Napoli con Gabbiadini, Hamsik, Insigne, Mertens e Zapata (incognita Callejon) e l’attacco del Napoli resterà forte e integro, migliorando la difesa e il centrocampo all’occorrenza, più coperto e con una tattica e una filosofia diversa (e non è detto che non diventi vincente).

Arriveranno difensori e centrocampisti con caratteristiche diverse da quelli attuali (l’approccio con Valdifiori è avvenuto proprio dopo l’intesa con il tecnico serbo).

Il Pipita , pagato 37 milioni e mezzo (+2,5 di bonus) ha una clausola importante nel suo contratto e, dopo avervi anticipato Mihailovic da febbraio, vi dico che rinnoverà con un ingaggio più cospicuo per alleviare eventuali mal di pancia, e resterà qua almeno per un altro anno. Conosciamo a menadito il presidente e il suo credo e non si priverà di lui in ogni caso, inimicandosi la piazza senza cospicuo guadagno. Ricordo che il costo di Higuain è stato ammortizzato al 70% e che se il Napoli lo vendesse oggi a 40 milioni, il guadagno, ossia la plusvalenza non sarebbe superiore ai 28 milioni. Quindi ogni discorso sulla sua cessione è vano sin da ora.

Insomma Mihailovic per una nuova avventura, che potrà o meno portare successi (soprattutto in Italia) o Benitez per la crescita definitiva, abreve le decisioni saranno definitive.

#ForzaNapoliSempre

 

 
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2 Comments  comments 

2 Responses

  1. macvic

    non sei diventato nu crand’ giurnalist lo sei sempre stato !!!!
    grande torre illuminaci

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