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L’ira funesta del Pelìde Aurelio

Il Napoli perde  al S.Paolo contro la Lazio la semifinale di ritorno di Coppa Italia, 1-0 gol di Lulic a circa 10 minuti dal termine, vedendo sfumare 3 obiettivi in un attimo : finale di Coppa Italia, scontro di SuperCoppa (entrambi contro la Juventus) e qualificazione matematica all’Europa League (obiettivo secondario, ma non a questo punto della stagione), fallendo, almeno per ora, gran parte della stagione e con poche residue speranze di raddrizzarla, a meno di insperati miracoli in Europa League.

Il Presidente De Laurentiis, che ha colpevolmente ritardato il suo intervento, dopo aver covato in seno la serpe della più che probabile perdita dell’obiettivo Champions durante la tre giorni pasquale, con relativa perdita economica di rilevante importanza per lui e per il progetto e di riflesso (per come lui la pensa) anche per noi tifosi, a fine gara è entrato a gamba tesa in sala stampa, scagliandosi apertamente e senza lesinare aggettivi e commenti di sorta sulla squadra.

Come il padre (o il nonno) a cui sono stati sottratti i gioielli di famiglia dalla cassaforte dai figli (o nipoti), imbufalito, ha definito i propri giocatori poco professionisti, ragazzini (viziati, aggiungo io) e senza concentrazione a amore per la maglia, mandandoli in ritiro punitivo nelle “segrete” di Castelvolturno, dove vive da quasi due anni l’orco buono Benitez (ho detto Orco, non (p)orco o chiattone, come preferiscono chiamarlo tifosi delusi, ma poco rispettosi dell’uomo Rafa e della propria Fede).

Uno sfogo che non sappiamo quanto possa essere giusto o utile a questo punto della stagione, tardivo e forse improducente, che sa più di punizione che di rilancio e che conferma l’assenza del Padre Padrone per troppo tempo : se si asseconda per mancanza di tempo il gruppo, concedendo fiducia ai ragazzi viziatelli, poi ti aspetti anche la frittata, perchè se è vero che i ragazzi sò ragazzi e i professionisti lo devono essere a tutte le età, è anche vero che se si vuol evitare da “capo di azienda” un default per opera e mezzo dei propri dipendenti e collaboratori, lo si fa prevenendo e non curando, per poi punire con sanzioni ritorsive chi non è stato fedele alla proprietà e ai tifosi.

Insomma tutti responsabili Presidente, giocatori e allenatore di un fallimento forse annunciato, ma non sperato, con un cammino ancor più doloroso del previsto, il cammino della speranza e della illusione, perchè il tifoso quest’anno ha dovuto combattere contro i mulini a vento, obnubilato dalla Fede e puntualmento trafitto dalla spada della delusione.

Illusi e puntualmente delusi i tifosi azzurri hanno diversi modi di reagire, c’è chi sfoga , bestemmia, resetta e torna a tifare (come dovrebbe essere) e poi con critiche obiettive torna allo Stadio e all’amore per i colori azzurri, mentre il tifoso disfattista cerca di prendersela con l’allenatore (l’obiettivo più semplice) con il presidente, con i giocatori e arriva anche al punto di non ritorno, quello in cui rema contro, sperando egoisticamente e un pò stupidamente che le cose vadano male per dire al proprio “ego” : “visto ? le mie contestazioni erano giuste”. Evidentemente quel tifoso vive da solo le gioie interiori e sputa fuori il proprio malessere senza condivisione e senso di appartenenza, perchè il vero amore esce furi nelle difficoltà, altrimenti è fuoco di paglia.

Noi tifosi, nonostante qualche poco attento e dichiarato amante del Napoli che ha preferito scegliere Rafa come capro espiatorio di tutti i mali (che pure avrà le sue colpe), ci eravamo accorti da un pezzo dell’atteggiamento poco concentrato e per nulla rispettoso di un manipolo di giocatori in parte scarsi, in parte poco attaccati al colore azzurro, combattivi a sprazzi e solo per loro obiettivi e traguardi personali.

Insomma questo potrebbe essere l’epilogo amarissimo di una stagione nata sotto i più cattivi auspici, prevedibili e da me previsti fedelmente già nell’aprile 2014, quando pronosticai con estrema obiettività e lucidità tutta la “via crucis”conseguente al terzo posto nell’anno del Mondiale, che vi invito a leggere http://www.torrenapoli.it/2014/04/08/il-dramma-3-posto-tutti-gli-aspetti-negativi/).

Le residue speranze di salvare la stagione sono ridotte al lumicino e tutte riposte nell’Europa League, senza dubbio l’obiettivo più difficile da raggiungere, non solo per il prossimo temibile avversario e per il pokerissimo di gare da vincere e superare, ma soprattutto per le condizioni psicofisiche della squadra, che avrà buoni elementi e buoni propositi, e che nonostate la sperata e tardiva grinta da infondere potrebbe non riuscire nell’impresa, a questo punto titanica…e non sappiamo se far riferimento agli storici “Titani” o all’inabissamento della famosa nave.

La squadra, in parte svagata e in parte scarsa, ha peccato e l’allenatore ci ha messo del suo con un “tira e molla”sul rinnovo che più che influire sul rendimento dei calciatori in campo ha contribuito a creare un ambiente pesante, fomentato da stampa ostile e tifosi poco avvezzi a sostenere.

Si può criticare, ma scagliarsi contro Benitez non è stato un atteggiamento onorevole e producente, quindi la causa del fallimento sono anche i sostenitori del Napoli, anzi i non sostenitori a questo punto, perchè le vittorie si ottengono superando insieme le difficoltà, non facendo i dissidenti.

Chi ben semina ben raccoglie e qui pare che la semina non sia stata così produttiva, con il Presidente che ha sbagliato tempi e modi dei suoi interventi in troppe occasioni quest’anno e che ha contribuito a creare il dramma sportivo (per noi) ed economico (per lui).

Insomma il Napoli è una polveriera che dovrà trovare una strada per uscire dal momento negativo, in un’annata nata male che sta per finire peggio…che qualcuno ci salvi.

 

 

 
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