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30 anni e oltre di scandali del sistema calcio

Il calcio italiano non trova pace, colpito da scandali infiniti, che si ripetono con imbarazzante frequenza dalla fine degli anni 70 e si ripercuotono come boomerang sul “sistema pallonaro”,  su cui si fonda, peraltro, la nostra Repubblica per Costituzione di fatto. Tutti sanno che : “ L’Italia è una Repubblica fondata su pallone”.

Potrebbe sembrare facile e spiccia ironia, ma ad un attento esame pare che sia veramente così, non solo per la grande fetta di vita dedicata dall’italiano medio al suo sport preferito (tra giornali, internet, social network, scommesse, partite e commenti), ma per tanti, troppi fattori, accomunati dal business legato al calcio, al quale sono interessati non solo la politica (da sempre), ma anche un immenso entourage di poteri economici e finanziari.

Il Dio danaro e il Dio pallone procedono di pari passo, facendo gola a sceicchi, grandi magnati, a realtà imprenditoriali di livello cosmico, dalle televisioni dei grandi gruppi, fino a piccoli e medi imprenditori, senza eccezione per qualche imbroglione da quartierino e per la criminalità organizzata (sia quella dei piani alti che quella dei piani bassi).

Così come una partita di calcio può essere specchio di vita nel suo susseguirsi di fasi, emozioni e sentimenti, il sistema calcio è spesso specchio della società, in cui sono riflesse etica, morale e condizione politica e socio economica del Paese.

Agli albori degli anni 80, in pieno dominio calcistico  juventino e della famiglia Agnelli, quelli della “Fiat lux”, la prima bufera del calcio scommesse, che ci accompagnò al Mondiale dell’82, vinto e utile per levarci lo “scuorno” da faccia, proponendo quella più rassicurante e memorizzabile del commovente e commosso Presidente Pertini, esultante in un Bernabeu gremito di italiche bandiere e quella dell’urlo incredulo e liberatorio di Tardelli dopo il gol nella finale contro la Germania, nella competizione del Naranjito .

L’egemonia della Democrazia Cristiana anche negli anni 80, grazie alla presenza di una bella fetta di Ministri partenopei, portò una spaccatura nella ripetitiva routine calcistica, consentendo con i soldi di banche alleate, l’arrivo a Napoli di Diego Armando Maradona, l’uomo che ruppe gli equilibri e che ha portato a Napoli 2 scudetti e tanti altri trofei, in quegli anni in cui il dominio del Nord calcistico fu interrotto da quel piccolo genio del calcio.

Gli anni ottanta erano anche quelli in cui l’enorme quantità di danaro liquido circolante e i pochi controlli favorirono corruzione e concussione ed anche i bilanci delle società calcistiche non erano limpidi e trasparenti, con pagamenti che avvenivano non proprio alla luce del sole  ed alchimie di bilancio rivelatisi abili modalità di elusione del fisco. Circostanze che portarono in tempi non sospetti conseguenze nefaste per alcune società italiane.

Periodo di vacche grasse anche per il sistema calcio e per l’Italia quello degli anni 80, consumismo sfrenato e danari a iosa, spesi e spasi oltre modo con i debiti contratti allora da scontare per le generazioni successive e che hanno contribuito in maniera sostanziale a creare il buco economico attuale e l’immenso debito pubblico.

Berlusconi ha imposto il potere del danaro nel calcio, che stava per  diventare  sempre più un “business”, con l’avvento di grossi sponsor e delle televisioni, proprio quelle che sono state il traino del loro Patròn, con la trasformazione delle società calcistiche in s.p.a. con fini di lucro.

Il progressivo aumento delle entrate di alcune società, tra le quali il Milan, finanziate dai gruppi imprenditoriali alle loro spalle, portarono a degli squilibri tra le compagini impegnate in serie A, con aumento sconsiderato degli ingaggi dei calciatori, a cui non riuscì a stare dietro il Napoli, che per rincorrere i sogni dei tifosi e di un Presidente- tifoso come Ferlaino, pagò dopo qualche anno lo scotto del fallimento.

Questo il momento clou, in cui il calcio trasformava la propria essenza, da sport a circo, obnubilando menti e annebbiando gli occhi di sportivi e tifosi con le giocate di Campioni sul campo, da Maradona a Platini, passando per i Gullit e i Van Basten.

Arriviamo ad Italia 90, i Mondiali, ricordati non tanto per le gesta sul campo, ma soprattutto  per l’enorme flusso di danaro che circolò e sul quale i soliti noti misero occhi e anche mani, sino all’avvento Tangentopoli,che coinvolse i partiti di maggioranza dell’epoca e tutta l’imprenditoria italiana, smascherando corrotti, collusi e un sistema politico ed economico sfacciato e finito per implodere per motivi che non stiamo qui a spiegare, e che non fu foriero di miglioramenti, con l’inserimento in politica di Silvio Berlusconi, allora imprenditore sulla cresta dell’onda e da qualche anno Presidente del Milan.

Il post tangentopoli viene ricordato come il periodo del berlusconismo, non solo nella politica, ma anche nel calcio, con Milan e Juventus che si “spartirono la torta” per un decennio ed oltre, 12 Scudetti in 2, frutto di uno strapotere economico e non solo calcistico.

Guarda caso l’unica eccezione all’egemonia bianconera e rossonera furono le vittorie di Roma e Lazio a cavallo del Giubileo. Non sorprende ???..Forse una divinica rivelazione ???

Quello fu anche il periodo di Tanzi e Cragnotti, plenipotenziari di Lazio e Parma, e delle vicende giudiziarie di Cirio e Parmalat, due realtà industriali italiane finite male.

Poi Moratti, escluso dalla diarchia, fece scoppiare Tangentopoli anche nel calcio, o meglio Calciopoli, che toccò il sistema calcio, ma che poteva essere la punta di un iceberg, rimasto inesplorato. Il risultato non fu certo migliore di quello di tangentopoli, niente pulizia, ma tanti Scudetti all’Inter, liberatasi dalla morsa dei contendenti.

Con sorprendente coincidenza, l’Italia vinse il suo secondo Mondiale, riuscendo ad oscurare ancora una volta nel 2006 la figuraccia rimediata da un sistema marcio e malato.

La legalizzazione delle scommesse e la diffusione a livello Mondiale del perfido gioco è sfociata in un altro scandalo, quello del Calcioscommesse, ancora loro, “a volte ritornano”, direbbe qualcuno che ha a che fare più col cinema che con il calcio. Non ancora debellate le “combine” tra squadre blasonate e meno, costante nemico sempre dietro l’angolo.

Da ultimi il crack di Siena e ora del Parma, fallito pochi giorni orsono dopo alcune irregolarità scoperte inizialmente dal Uefa e che non hanno ricevuto un seguito di controlli accurati da chi di dovere, consentendo il procrastinarsi di una situazione spiacevole e poco ammiccante a livello di immagine per il nostro calcio.

Insomma tra razzismo, tifosi violenti, misteri di Palazzo, imbrogli più o meno visibili, puniti e impuniti (cronaca di oggi la prescrizione su Calciopoli), Presidenti discussi e poco amati (da Matarrese, passando per Carraro, fino al Tavecchio attuale), legge sugli Stadi chiusa nel cassetto come quella anticorruzione, il calcio è l’immagine fedele del Paese e lo è sempre stato, ancor di più oggi, in crisi economica permanente da troppo tempo a questa parte.

In attesa del prossimo scandalo, possiamo mai consolarci con il ranking Uefa ???

 
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